Nuovo Testamento. In Che Lingua Sono Scritti I Libri Sacri In - Visualizzazione Alternativa

Sommario:

Nuovo Testamento. In Che Lingua Sono Scritti I Libri Sacri In - Visualizzazione Alternativa
Nuovo Testamento. In Che Lingua Sono Scritti I Libri Sacri In - Visualizzazione Alternativa

Video: Nuovo Testamento. In Che Lingua Sono Scritti I Libri Sacri In - Visualizzazione Alternativa

Video: Nuovo Testamento. In Che Lingua Sono Scritti I Libri Sacri In - Visualizzazione Alternativa
Video: Panoramica: Il Nuovo Testamento 2024, Ottobre
Anonim

È chiaro che lo Spirito Santo ha guidato la Chiesa nella graduale istituzione della composizione del canone, in modo che la Chiesa vi introducesse opere veramente apostoliche, che nella loro esistenza erano dovute ai bisogni più essenziali della Chiesa. Puoi leggerlo nella prima parte qui.

Image
Image

In tutto l'Impero Romano durante il tempo del Signore Gesù Cristo e degli Apostoli, la lingua dominante era il greco: era compreso ovunque, quasi ovunque e parlato. È chiaro che gli scritti del Nuovo Testamento, che erano destinati dalla Provvidenza di Dio a essere distribuiti a tutte le chiese, apparivano anche in greco, sebbene quasi tutti, ad eccezione di S. Luca, c'erano ebrei. Ciò è evidenziato da alcuni segni interni di queste scritture: un gioco di parole, possibile solo in lingua greca, un atteggiamento libero e indipendente nei confronti della LXX, quando vengono citati i passaggi dell'Antico Testamento - tutto ciò indica indubbiamente che sono scritti in greco e sono destinati ai lettori. che conoscono la lingua greca.

Tuttavia, la lingua greca in cui sono scritti i libri del Nuovo Testamento non è la lingua greca classica in cui scrivevano gli scrittori greci naturali del periodo di massimo splendore della letteratura greca. Questo è il cosiddetto κοινή διάλεκτος, cioè vicino all'antico dialetto attico, ma non troppo diverso dagli altri dialetti. Inoltre, include molti arameismi e altre parole straniere. Infine, in questa lingua furono introdotti speciali concetti del Nuovo Testamento, per la cui espressione, tuttavia, si usavano le antiche parole greche, che acquisivano attraverso questo nuovo significato speciale (ad esempio, la parola χάρις "piacevolezza" nella sacra lingua del Nuovo Testamento iniziò a significare "grazia"). Per maggiori dettagli si veda l'articolo del prof. SI Sobolevsky Κοινή διάλεκτος, collocato nel Prav.-Bogosl. Enciclopedie, vol.10.

Testo del Nuovo Testamento

Gli originali dei libri del Nuovo Testamento sono tutti morti, ma le copie sono state rimosse da tempo (ἀντίγραφα). Molto spesso i Vangeli furono cancellati e meno spesso l'Apocalisse. Hanno scritto in canna (κάλαμος) e inchiostro (μέλαν) e altro ancora - nei primi secoli - su papiro, in modo che il lato destro di ogni foglio di papiro fosse incollato al lato sinistro del foglio successivo. Si otteneva così una striscia di lunghezza maggiore o minore, che veniva poi arrotolata su un mattarello. È così che è apparso un rotolo (τόμος), che era conservato in una scatola speciale (φαινόλης). Poiché leggere queste strisce, scritte solo di fronte, era scomodo e il materiale era fragile, a partire dal III secolo iniziarono a riscrivere i libri del Nuovo Testamento su pelle o pergamena. Poiché la pergamena era costosa, molti usavano i vecchi manoscritti su pergamena che avevano,cancellando e raschiando ciò che era scritto su di loro e mettendo qui qualche altro lavoro. Ecco come si sono formati i palinsesti. La carta è entrata in uso solo nell'VIII secolo.

Le parole nei manoscritti del Nuovo Testamento erano scritte senza stress, senza respiro, senza segni di punteggiatura e, inoltre, con abbreviazioni (ad esempio, IC invece di Ἰησοῦς, ΠΝΑ invece di πνεῦμα), quindi era molto difficile leggere questi manoscritti. Nei primi sei secoli, sono state usate solo lettere maiuscole (manoscritti onciali da "oncia" - pollice). Dal 7 °, e alcuni dicono dal 9 ° secolo, apparvero manoscritti di normale scrittura corsiva. Poi le lettere sono diminuite, ma le contrazioni sono diventate più frequenti. D'altra parte, sono stati aggiunti stress e respirazione. Ci sono 130 primi manoscritti, e l'ultimo (secondo il racconto di von Soden) - 3700. Inoltre, ci sono i cosiddetti lezionari, contenenti il Vangelo o le letture apostoliche da usare nel culto (evangelici e praxapostoli). Ce ne sono circa 1300 e le più antiche risalgono al VI secolo.

Video promozionale:

Oltre al testo, i manoscritti contengono solitamente introduzioni e postfazioni con indicazioni dell'autore, l'ora e il luogo di scrittura del libro. Per familiarizzare con il contenuto del libro in manoscritti divisi in capitoli (κεφάλαια), la designazione del contenuto di ogni capitolo (τίτλα, argomentoa) è posta prima di questi capitoli. I capitoli sono divisi in parti (ὑποδιαιρέσεις) o sezioni, e queste ultime in versi (κῶλα, στιχοι). La dimensione del libro e il suo prezzo di vendita erano determinati dal numero di versi. Questa elaborazione del testo è solitamente attribuita al vescovo di Sardin Euphalius (VII secolo), ma, in realtà, tutte queste divisioni sono avvenute molto prima. Per scopi interpretativi Ammonio (nel III secolo) aggiunse passaggi paralleli di altri Vangeli al testo del Vangelo di Matteo. Eusebio di Cesarea (nel IV secolo) compilò dieci canoni o tavole parallele,sulla prima delle quali sono state poste le designazioni delle sezioni del Vangelo, comuni a tutti e quattro gli evangelisti, sulla seconda - denominazioni (per numeri) - comuni a tre, ecc. fino alla decima, che indicava storie contenute da un solo evangelista. Nel testo del Vangelo era segnato con un numero rosso, a cui appartiene questa o quella sezione canonica. La nostra attuale divisione del testo in capitoli è stata fatta prima dall'inglese Stephen Langton (nel XIII secolo), e la divisione in versi da Robert Stephen (nel XVI secolo). La nostra attuale divisione del testo in capitoli è stata fatta prima dall'inglese Stephen Langton (nel XIII secolo), e la divisione in versi da Robert Stephen (nel XVI secolo). La nostra attuale divisione del testo in capitoli è stata fatta prima dall'inglese Stephen Langton (nel XIII secolo), e la divisione in versi da Robert Stephen (nel XVI secolo).

Dal 18 ° secolo. i manoscritti onciali iniziarono a essere designati con lettere maiuscole dell'alfabeto latino e corsivo - con numeri. I più importanti manoscritti onciali sono i seguenti:

K - Codex Sinai, trovato da Tischendorf nel 1856 nel monastero del Sinai di St. Catherine. Contiene l'intero Nuovo Testamento, insieme all'epistola di Barnaba e una parte significativa di Erma, il pastore, nonché i canoni di Eusebio. Mostra le prove di sette mani diverse. È stato scritto nel IV o V secolo. Conservato a Pietroburgo. Pubblica. Bibl. Le fotografie sono state prese da esso.

A - Alessandria, con sede a Londra. Qui il Nuovo Testamento è posto non per intero, insieme alla 1a e parte della 2a Epistola di Clemente di Roma. Scritto nel V secolo. in Egitto o in Palestina.

B - Vaticano, concludendo con il 14 ° versetto del 9 ° capitolo degli Ebrei. Probabilmente è stato scritto da qualcuno che era vicino ad Atanasio Alex. nel IV sec. Conservato a Roma.

S - Efremov. Questo è un palinsesto, così chiamato perché il trattato di Efraim il Siriano fu successivamente scritto sul testo biblico. Contiene solo parti del Nuovo Testamento. La sua origine è egiziana, appartiene al V secolo. Conservato a Parigi.

Image
Image

Un elenco di altri manoscritti di origine successiva può essere visto nell'ottava edizione del Tischendorf New Testament.

Traduzioni e citazioni

Insieme ai manoscritti greci del Nuovo Testamento come fonti per stabilire il testo del Nuovo Testamento, le traduzioni di S. libri del Nuovo Testamento, che iniziarono ad apparire già nel II secolo. Il primo posto tra loro appartiene alle traduzioni siriane, sia nella loro antichità che nella loro lingua, che si avvicina al dialetto aramaico parlato da Cristo e dagli apostoli. Si ritiene che il Diatessaron (4 Vangeli) di Taziano (c. 175) sia la prima traduzione siriana del Nuovo Testamento. Poi arriva il codice Siriano-Sinai (SS), scoperto nel 1892 nel Sinai dalla signora A. Lewis. Importante è anche la traduzione nota come Pescitta (semplice), risalente al II secolo; tuttavia alcuni studiosi lo attribuiscono al V secolo e lo riconoscono come opera del vescovo di Edessa di Rabula (411-435). Anche le traduzioni egiziane (Said, Fayum, Bogair) sono di grande importanza,Etiope, armeno, gotico e latino antico, successivamente rivisto da bla. Girolamo e riconosciuto nella Chiesa cattolica come auto-autenticato (Vulgata).

Anche le citazioni del Nuovo Testamento, messe a disposizione dagli antichi Padri e Maestri della Chiesa e da scrittori ecclesiastici, sono di grande importanza per stabilire il testo. Una raccolta di queste citazioni (testi) è stata pubblicata da T. Tsan.

Image
Image

Una traduzione slava del Nuovo Testamento dal testo greco è stata fatta da S. Pari agli Apostoli Cirillo e Metodio nella seconda metà del IX secolo e insieme al cristianesimo passò a noi in Russia sotto S. Vladimir. Delle copie di questa traduzione che abbiamo conservato, il Vangelo di Ostromir, scritto nella metà dell'XI secolo per il sindaco di Ostromir, è particolarmente degno di nota. Poi nel XIV secolo. Sant'Alessio, metropolita di Mosca, tradotto da St. libri del Nuovo Testamento, mentre S. Alexy era a Costantinopoli. Questa traduzione è conservata nella Biblioteca sinodale di Mosca e negli anni '90 del XIX secolo. pubblicato in maniera fototipica. Nel 1499, il Nuovo Testamento, insieme a tutti i libri biblici, fu rivisto e pubblicato dal metropolita Gennady di Novgorod. Separatamente, l'intero Nuovo Testamento fu pubblicato per la prima volta in lingua slava a Vilno nel 1623. Poi lui,come altri libri biblici, fu corretto a Mosca presso la tipografia sinodale e, infine, pubblicato insieme all'Antico Testamento sotto l'imperatrice Elisabetta nel 1751. Il Vangelo fu tradotto in russo, prima di tutto, nel 1819, e il Nuovo Testamento apparve nel suo insieme in russo nel 1822, nel 1860 fu pubblicato in una forma rivista. Oltre alla traduzione sinodale in russo, ci sono anche traduzioni russe del Nuovo Testamento pubblicate a Londra e Vienna. In Russia, il loro uso è vietato. Oltre alla traduzione sinodale in russo, ci sono anche traduzioni russe del Nuovo Testamento pubblicate a Londra e Vienna. In Russia, il loro uso è vietato. Oltre alla traduzione sinodale in russo, ci sono anche traduzioni russe del Nuovo Testamento pubblicate a Londra e Vienna. In Russia, il loro uso è vietato.

Il destino del testo del Nuovo Testamento

L'importanza del testo del Nuovo Testamento, la sua riscrittura per l'uso nelle chiese e l'interesse dei lettori per il suo contenuto sono stati la ragione per cui nell'antichità molto in questo testo è cambiato, di cui si lamentava ai loro tempi, ad esempio Dionisio di Corinto, S. Ireneo, Clemente d'Alessandria e altri Sono state apportate modifiche al testo intenzionalmente e non intenzionalmente. Il primo è stato fatto da eretici, come Marcione, o dagli ariani, mentre il secondo da scribi che non hanno analizzato le parole del testo o, se hanno scritto sotto dettatura, che non sono in grado di distinguere dove finisce una parola o espressione e ne inizia un'altra. Tuttavia, a volte sono state apportate modifiche anche dagli ortodossi, che hanno cercato di rimuovere provincialismo, parole rare dal testo, apportato correzioni grammaticali e sintattiche, aggiunte esplicative. A volte i cambiamenti derivavano dall'uso liturgico di alcune sezioni del testo.

Pertanto, il testo del Nuovo Testamento potrebbe molto presto, durante il II-IV secolo, essere completamente corrotto, se la Chiesa non si fosse occupata della sua conservazione. Si può notare che già nei primi tempi i rappresentanti della Chiesa cercarono di preservare la vera forma del testo. Se Ireneo, a conclusione del suo lavoro περὶ ὀγδοάδος, chiede di copiarlo in tutta la sua accuratezza, allora, ovviamente, questa preoccupazione per l'accuratezza era tanto più raccomandata in relazione ai libri del Nuovo Testamento, che contenevano il testo riconosciuto dalla Chiesa come il più accurato. Origene fu particolarmente diligente nello stabilire il testo corretto del Nuovo Testamento, e dopo di lui - i suoi discepoli Pierius e Panfilo. Isichio e Luciano sono anche conosciuti come gli installatori di testo, da cui egli stesso ha lasciato una copia riscritta del Nuovo Testamento, il cui testo è stato conservato nelle sue interpretazioni da Vasily V. Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo, oltre a Teodorite. È a questi uomini che dobbiamo la conservazione del testo del Nuovo Testamento nella sua forma originale, nonostante l'esistenza di molte discrepanze (queste discrepanze sono date da Tischendorf nell'ottava edizione del Nuovo Testamento sotto le linee del testo).

Per la prima volta in forma stampata il testo del Nuovo Testamento apparve nel Complutenian Polyglot del cardinale Ximenez nel 1544. Fu inclusa anche una traduzione latina. Poi nel 1516 apparve l'edizione di Erasmo (a Basilea), nel 1565 l'edizione di Theodore Beza (a Ginevra), che servì come originale per la traduzione autorizzata del 1611. Le edizioni del Nuovo Testamento dei librai dei fratelli Elsevier (a Leida) si trovarono ancora più diffuse. che iniziò ad apparire dal 1624 Nella seconda edizione degli Elsevirs (1633) si dice: "Così ora hai un testo accettato da tutti (ab omnibus receptum), in cui non diamo nulla di cambiato o corrotto". Questa audace affermazione della pubblicità della vendita di libri fu accettata dai teologi del XVII secolo come verità perfetta e completa e così, per un intero secolo, questo testo ricevette i diritti di un testo inviolabile da tutti (Textus Receptus, indicato con la lettera iniziale del nome di Stefano, la lettera S). Nella nostra chiesa russa questa traduzione è diventata una linea guida ed è ancora stampata da St. Sinodo. Fino al 1904 anche la English Bible Society distribuì solo questo testo. Dal XVIII secolo, però, si è già cominciato ad abbandonare la venerazione con cui questo testo era stato precedentemente trattato, e sono cominciate ad apparire nuove edizioni, che riproducono più fedelmente il tipo del testo più antico del Nuovo Testamento. Le edizioni più famose di Griesbach (1777), K. Lachman (1831), Tischendorf (1a edizione nel 1811, l'ultima - postuma - nel 1894), che, appunto,riprodusse il Sinai Codex trovato da lui, Trigels, Westcot e Hort (1881), Nestlé (1834), von Soden (1902 e 1906).

L'ultima ricerca ha scosso la fiducia che Tischendorf, Westcot, Hort e B. Weiss avevano nei più antichi manoscritti onciali, ma allo stesso tempo si riconosce che né i testi siriani né quelli occidentali del Nuovo Testamento, a cui si espressero alcuni studiosi speranze troppo esagerate. Pertanto, la scienza biblica sta attualmente sollecitando tutti gli studiosi del Nuovo Testamento a prendere in considerazione le ragioni interne a favore e contro quando stabiliscono la lettura di questo o quel luogo. Anche i nostri editori sinodali nell'ultima edizione in quattro lingue del Nuovo Testamento cercano di verificare il testo greco con vari riferimenti con altri testi, cioè fanno un certo lavoro critico sul testo. Ma dalla pubblicazione stessa non è chiaro quali regole fossero guidati i correttori del testo,e quindi è utile citare qui le regole di critica del testo sviluppate dalla scienza biblica occidentale, come esposte in Barthes. (Introduzione, p. 442 e segg., Ed. 1908).

1) Un tipo di lettura più breve è più originale di uno più ampio, poiché è chiaro che una posizione breve e quindi spesso oscura e di difficile comprensione era spiegata da note a margine, e queste note potrebbero essere successivamente inserite nel testo, mentre difficilmente uno scriba successivo oserebbe ridurre i detti sacri al punto da renderli incomprensibili. 2) Il tipo di lettura più difficile è più vecchio di quello più facile, perché nessuno era interessato a introdurre difficoltà nel testo, mentre per molti era necessario il sollievo dalla difficoltà. 3) I tipi di lettura che non hanno senso dovrebbero essere rifiutati, anche se hanno per sé le prove dei manoscritti. Qui, ovviamente, non intendiamo tali pensieri che non corrispondono a nulla del nostro punto di vista, ma tali,che sono in evidente contraddizione con altri pensieri dello stesso scrittore e generalmente contraddicono la connessione dei pensieri del suo lavoro. 4) I tipi di lettura, dai quali ci si può spiegare l'apparenza di discrepanze, dovrebbero essere preferiti ai tipi paralleli di lettura. 5) Solo dove i motivi interni precedentemente elencati non dicono nulla di positivo, è necessario risolvere la questione sulla base dei manoscritti più antichi e di altre testimonianze. 6) Correzioni senza evidenza dei manoscritti possono essere apportate solo laddove il testo dedicato dall'antichità non consente alcuna spiegazione soddisfacente. Ma anche tali emendamenti non dovrebbero essere introdotti nel testo, ma solo posti sotto la riga del testo. (Tra i nuovi critici del testo, Blass propone molti emendamenti nei suoi scritti).dovrebbe essere preferito alla lettura parallela. 5) Solo dove i motivi interni precedentemente elencati non dicono nulla di positivo, è necessario risolvere la questione sulla base dei manoscritti più antichi e di altre testimonianze. 6) Correzioni senza evidenza dei manoscritti possono essere apportate solo laddove il testo dedicato dall'antichità non consente alcuna spiegazione soddisfacente. Ma anche tali emendamenti non dovrebbero essere introdotti nel testo, ma solo posti sotto la riga del testo. (Tra i nuovi critici del testo, Blass propone molti emendamenti nei suoi scritti).dovrebbe essere preferito alla lettura parallela. 5) Solo dove i motivi interni precedentemente elencati non dicono nulla di positivo, è necessario risolvere la questione sulla base dei manoscritti più antichi e di altre testimonianze. 6) Correzioni senza evidenza dei manoscritti possono essere apportate solo laddove il testo dedicato dall'antichità non consente alcuna spiegazione soddisfacente. Ma anche tali emendamenti non dovrebbero essere introdotti nel testo, ma solo posti sotto la riga del testo. (Tra i nuovi critici del testo, Blass propone molti emendamenti nei suoi scritti).dove il testo tradito dall'antichità non consente alcuna spiegazione soddisfacente. Ma anche tali emendamenti non dovrebbero essere introdotti nel testo, ma solo posti sotto la riga del testo. (Tra i nuovi critici del testo, Blass propone molti emendamenti nei suoi scritti).dove il testo tradito dall'antichità non consente alcuna spiegazione soddisfacente. Ma anche tali emendamenti non dovrebbero essere introdotti nel testo, ma solo posti sotto la riga del testo. (Tra i nuovi critici del testo, Blass propone molti emendamenti nei suoi scritti).

Per un interprete ortodosso, ovviamente, quando si stabilisce il tipo di lettura in luoghi difficili, è necessario essere guidati principalmente dalla tradizione ecclesiale, come viene fornita nelle interpretazioni dei Padri e dei maestri della Chiesa.

Image
Image

Per questo, lo Spirito di Mosca pubblicato nel Bollettino Teologico può servire come un'ottima guida. L'Accademia traduce le opere di S. Padri (ad esempio, Cirillo d'Alessandria).

Vangelo

L'espressione "Vangelo" (a euaggelion) in greco classico era usata per significare: a) una ricompensa data al messaggero di gioia (due euaggelw), b) un sacrificio ucciso in occasione di ricevere una buona notizia o una festa commessa nella stessa occasione ec) questa buona notizia stessa.

Nel Nuovo Testamento, questa espressione significa: a) la buona notizia che Cristo ha compiuto la riconciliazione delle persone con Dio e ci ha portato i maggiori benefici - fondò principalmente il Regno di Dio sulla terra (Matteo IV: 23), b) l'insegnamento del Signore Gesù Cristo, predicato da lui Se stesso e i Suoi apostoli su di Lui come il Re di questo Regno, il Messia e il Figlio di Dio (2 Cor. IV: 4), c) tutto in generale è il Nuovo Testamento, o cristiano, insegnando, prima di tutto, la storia degli eventi più importanti della vita di Cristo (1 Kop XV: 1-4), e poi una spiegazione del significato di questi eventi (Rom. I: 16). d) Essendo l'effettivo messaggio di ciò che Dio ha fatto per la nostra salvezza e il nostro bene, il Vangelo allo stesso tempo chiama le persone al pentimento, alla fede ea cambiare in meglio la loro vita peccaminosa (Marco I: 15. Fil I: 27). e) Infine,l'espressione "Vangelo" è talvolta usata per denotare lo stesso processo di predicazione della dottrina cristiana (Rom. I: 1). A volte l'espressione "Vangelo" viene aggiunta alla sua designazione e al suo contenuto. Ci sono, ad esempio, frasi: il vangelo del regno (Matteo IV: 23), cioè la buona novella sul regno di Dio, il vangelo della pace (Ef VI: 15), cioè, sul mondo, il vangelo della salvezza (Ef I, 13), cioè sulla salvezza, ecc. A volte il genere che segue l'espressione "Vangelo". pad. denota il colpevole o la fonte della buona notizia (Rom. I: 1; XV: 16; 2 Cor. XI: 7; 1 Sol II: 8) o la persona del predicatore (Rom. II: 16). A volte il genere che segue l'espressione "Vangelo". pad. denota il colpevole o la fonte della buona notizia (Rom. I: 1; XV: 16; 2 Cor. XI: 7; 1 Sol II: 8) o la persona del predicatore (Rom. II: 16). A volte il genere che segue l'espressione "Vangelo". pad. denota il colpevole o la fonte della buona notizia (Rom. I: 1; XV: 16; 2 Cor. XI: 7; 1 Sol II: 8) o la persona del predicatore (Rom. II: 16).

Per molto tempo le leggende sulla vita del Signore Gesù Cristo furono trasmesse solo oralmente. Il Signore stesso non ha lasciato alcun registro dei suoi discorsi e delle sue azioni. Allo stesso modo, i 12 apostoli non erano scrittori nati: erano persone “non libresche e semplici” (Atti IV: 13), sebbene letterate. Tra i cristiani del tempo apostolico, c'erano anche pochissimi "saggi nella carne, forti e nobili" (1 Cor. I: 26), e per la maggior parte dei credenti, le storie orali su Cristo erano molto più importanti di quelle scritte. Così, gli apostoli e predicatori o evangelisti "trasmettevano" (paradidonai) leggende sulle gesta e sui discorsi di Cristo, ei credenti "ricevevano" (paralambanein), ma, ovviamente, non meccanicamente, solo a memoria, come si può dire degli studenti delle scuole rabbiniche, ma con tutta l'anima, come se qualcosa vivesse e desse vita. Ma presto questo periodo di tradizione orale doveva finire. Un lato,I cristiani avrebbero dovuto sentire il bisogno di una presentazione scritta del Vangelo nelle loro controversie con gli ebrei, i quali, come sapete, negavano la realtà dei miracoli di Cristo e sostenevano persino che Cristo non si era dichiarato il Messia. Era necessario mostrare agli ebrei che i cristiani hanno leggende autentiche su Cristo di quelle persone che erano tra i suoi apostoli o erano in stretta comunione con i testimoni oculari delle opere di Cristo. D'altra parte, la necessità di un racconto scritto della storia di Cristo cominciò a farsi sentire perché la generazione dei primi discepoli si stava gradualmente estinguendo e le fila dei testimoni diretti dei miracoli di Cristo si stavano assottigliando. Pertanto, era necessario consolidare per iscritto alcuni detti del Signore e lo scopo del Suo discorso, nonché le storie degli apostoli su di Lui. Fu allora che iniziarono ad apparire qua e là registrazioni separate di ciò che era riportato nella tradizione orale su Cristo. Scrissero le parole di Cristo con la massima attenzione, che contenevano le regole della vita cristiana, ed erano molto più libere sulla trasmissione di vari eventi della vita di Cristo, mantenendo solo la loro impressione generale. Così, uno in questi record, in virtù della sua originalità, è stato trasmesso ovunque secondo; l'altro è stato modificato. Queste registrazioni iniziali non pensavano alla completezza della narrazione. Anche i nostri Vangeli, come si può vedere dalla conclusione del Vangelo di Giovanni (XXI: 25), non intendevano comunicare tutti i discorsi e le opere di Cristo. Ciò è evidente, a proposito, da ciò che non è incluso in essi, ad esempio, un detto di Cristo: "è più benedetto dare che ricevere" (Atti XX: 35). Tali registrazioni sono riportate da E. Luca, dicendo che molti prima di lui avevano già cominciato a comporre resoconti della vita di Cristo,ma che non avevano la giusta completezza e che quindi non davano una sufficiente "conferma" nella fede (Luca I: 1-4).

Ovviamente, i nostri Vangeli canonici sono nati dagli stessi motivi. Il periodo della loro apparizione può essere determinato approssimativamente in trent'anni - dal 60 ° al 90 ° (l'ultimo era il Vangelo di Giovanni). I tre primi Vangeli sono solitamente chiamati sinottici nella scienza biblica, perché descrivono la vita di Cristo in modo tale che le loro tre narrazioni possono essere facilmente visualizzate in una e combinate in un'unica narrazione (sinottici - dal greco - significa: guardare insieme). Cominciarono a essere chiamati individualmente i Vangeli, forse già alla fine del I secolo, ma dagli scritti ecclesiastici si ha notizia che tale nome fu dato all'intera composizione dei Vangeli solo nella seconda metà del II secolo. Per quanto riguarda i titoli: "Il Vangelo di Matteo", "Il Vangelo di Marco", ecc., Questi sono più corretti,nomi molto antichi dal greco devono essere tradotti come segue: "Il Vangelo secondo Matteo", "Il Vangelo secondo Marco" (kata Matqaion kata M.). Con questo, la chiesa voleva dire che in tutti i Vangeli c'è un unico vangelo cristiano su Cristo Salvatore, ma secondo le immagini di diversi scrittori: un'immagine appartiene a Matteo, l'altra a Marco, ecc.

Lopukhin A. P.

Raccomandato: